Le ragioni del veganismo
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/ Pubblicato: 24/05/2018 da admin
Un articolo pieno di informazioni, scritto con garbo e competenza da Arianna Fioravanti per 'Il Tempo'. Perché il mangiar carne non è un istinto naturale.
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Guarda tutte le notizie >>Carnage: il mondo da carnista a vegano
Un interessante quanto ben documentato articolo del Corriere della Sera, trascina l'onda dell'entusiasmo per la diffusione del vegan lifestyle. Bene! Tra gli elementi citati, suscita grande interesse, nella sua diversità, una fiction con fotogrammi tratti da servizi giornalistici.
Carnage (La carneficina) è un 'mockumentary ', diffuso dalla BBC in primavera, ambientato in un utopico 2067 popolato di giovani illuminati e vegani, disgustati dall'idea che i nonni abbiano mai mangiato carne e bevuto latte. Guardando al passato bagno di sangue nei confronti degli animali, il documentario cerca di rompere il tabù costituito dal parlare del tempo in cui mangiare gli animali era normale, mostrando anche compassione per chi lo faceva - povero nonno, mangiava manzo perché la società gli aveva detto di farlo - visto che non conosceva le alternative.
“We are not vegans; they are carnists…”, (Non siamo noi ad essere vegan, sono loro ad essere carnisti), questo concetto, espresso da un attivista durante un’intervista televisiva nel film, riassume il senso dell’opera.
La narrazione di Simon Amstell smantella, utilizzando spezzoni di repertorio inseriti nella commedia, le motivazioni utilizzate più comunemente per giustificare l'alimentarsi di prodotti animali e spiega, in 65 minuti, la transizione della società dal carnismo al veganismo.
Scorci delle condizioni abominevoli negli allevamenti, immagini delle inondazioni in Gran Bretagna e altro ricordano allo spettatore le motivazioni reali del film. Un panorama delle tematiche è riassunto qui.
In breve, un film divertente - a tratti esilarante - che però fa pensare e che può riuscire ad attivare, anche in virtù del suo elevato livello tecnico, l'accelerazione, necessaria oggi più che mai, verso un mondo vegano.
Mai dire mai! Anzi, per noi è sì.
paola segurini
Brasile: 3 milioni di pasti vegan a scuola
In Brasile i tempi stanno cambiando, nel grande Paese della carne di manzo, della soia ad uso animale, della deforestazione, ci sono forti segnali positivi rispetto ad un trend avviato verso una maggiore sostenibilità.
Tre città brasiliane collaborano infatti con Mercy For Animals, noprofit animalista americana, per servire fino a 5 milioni di pranzi scolastici vegan, con il il programma alimentare Alimentação Consciente Brasil che verrà adottato dalle amministrazioni di Várzea Grande, Cuiabá e Sao Gonçalo.
Secondo MFA, questa iniziativa creerà 5 milioni di pasti vegani all'anno, in sostituzione di pasti che conterrebbero cibi animali. E ciò significherà la somministrazione di circa 140.000 pasti 100% vegetali ogni settimana. A Cuiaba, capitale città principale del Mato Grosso, per esempio, l’amministrazione si impegna a servire solo cibi veg un giorno alla settimana in entrambe le scuole pubbliche e nei programmi di assistenza sociale ai cittadini.
Questa scelta, in base alle stime di MFA, salverà la vita a 11.000 animali ogni anno.
Ma non è tutto, in base alle inforamazioni di Foodnavigator-USA, il settore della produzione di alimenti vegan in Brasile sta crescendo ad un ritmo del 40% l’anno. Grazie forse anche agli scandali che hanno coinvolto la JBS, la più grande azienda mondiale nel settore della carne, per un sistema di corruzione dei funzionari preposti al controllo e di adulterazione della carne venduta al pubblico.
paola segurini
La bandiera Vegan: tutti sotto a lei?
E' stata lanciata recentemente, da un designer e attivista israeliano e da un team di grafici, la bandiera vegan.
Si tratta di un vessillo in cui campeggia una grande V bianca (il colore simboleggia l'aria), che nasce da uno sfondo blu (l'acqua) ed è riempita a sua volta da un triangolo verde (la terra).
Nel complesso il tutto risulta molto gradevole, piuttosto vivace e chiaro. L'iniziale si individua facilmente e il respiro è ampio. L'utilizzo è libero da parte di tutti.
L'intento è stato quello di fornire un'identificazione a chi ha scelto di essere non violento con gli animali e attento di conseguenza anche all'ambiente in cui tutti viviamo.
Serviva una bandiera vegan? La risposta non è facile. Di certo fa piacere sapere di avere a disposizione un elemento caratterizzante che - ci auguriamo - avrà diffusione internazionale, come nell'intento dei creatori.
E' vero tuttavia che le motivazioni che conducono le persone alla scelta vegan sono molteplici. Possono essere salutistiche o religiose, inclusive e non violente in modo generico o concentrate di più sulla liberazione degli animali e/o sull'antispecismo.
Tutte queste identità sotto una bandiera? Forse. O forse no. Stiamo a vedere.
In ogni caso la bandiera è qui.
paola segurini