30 novembre: la connessione inevitabile

Quale relazione c’è tra il riscaldamento climatico e ciò che mangiamo? E come possiamo agire in modo efficace, consapevole e responsabile, guardando al futuro del Pianeta e di chi – umani e animali – lo abita? Ne parleremo a Firenze sabato 30 novembre, alle 17, alla Sala dei Marmi del Parterre con Roberto Bennati – Vicepresidente LAV e Denise Filippin – Nutrizionista La diagnosi dell’emergenza climatica è conclamata, i dati scientifici sono inequivocabili e i sintomi sono sotto i nostri occhi, ora è il momento della “cura” per evitare conseguenze catastrofiche: nessuno può sentirsi escluso da questa responsabilità.  E’ trascorso meno di un mese dall’ultimo appello a gran voce, quello dei più di più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, che  hanno firmato una lettera aperta, pubblicata sulla rivista BioScience. Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti variazioni urgenti dei nostri stili di vita. L’inizio della comunicazione diffusa dagli undicimila è potente e deciso:  afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono.  Delle 6 raccomandazioni degli studiosi - decisissimi a uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo - la numero 4 parla delle fonti alimentari e spiega come sia necessario aumentare sensibilmente la quantità di cibi 100% vegetali consumati, diminuendo sostanzialmente gli alimenti di origine animale per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare così terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone. Nel corso dell’incontro, IL CIBO NEL PIATTO E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO organizzato da LAV Firenze, sarà facile comprendere meglio sia le motivazioni alla base di tanti appelli delle istituzioni internazionali al cambiamento alimentare che i modi per metterlo in atto in modo naturale ed equilibrato. Concluderà l'evento un AperiVeg a cura di Massimo Montanero. L'incontro è a ingresso libero, i posti sono limitati a 80: per prenotare invia una mail a lav.firenze@lav.it con intestazione '30 novembre'. ---- Roberto Bennati è Vicepresidente LAV, Responsabile dell’Area Animali negli allevamenti dell’associazione e membro del Board di Eurogroup For Animals Denise Filippin, Laureata in Scienze Biologiche, Master Universitario in Alimentazione e Dietetica Vegetariana, esercita la libera professione a Genova.

11000 scienziati: cambiare per salvarci

Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti cambiamenti urgenti dei nostri stili di vita, più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, hanno firmato una lettera aperta, pubblicata il 5 novembre scorso sulla rivista BioScience. L’inizio della comunicazione è chiaro e afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono. Delle 6 essenziali raccomandazioni che gli studiosi, decisissimi a dover uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo, la numero 4 tratta delle fonti alimentari e suggerisce, di aumentare la quantità di cibi 100% vegetali, riducendo soprattutto il consumo di carni rosse, per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone. L’appello fornisce in sostanza indicazioni di livello economico e sociale, oltre che scientifico, e si rivolge ai decisori e a tutta l’umanità, chiedendo di rispondere prontamente all’avvertimento e alla dichiarazione di emergenza climatica, agendo "sostenere la vita sul pianeta Terra, la nostra unica casa". ps  

Latte: altro che mucche felici

Vacche da latte in agonia e lasciate morire, fosse comuni, condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti con bovini malati, tra escrementi, infestati da vermi, e cisterne di raccolta del latte invase da blatte: accade nella civilissima Italia, non nel medioevo ma in questi giorni, nel cremonese. (Continua)

La verità, signori, sulle mucche da latte

In un mondo di pubblicità con le mucche felici, quelle che muggiscono di gioia passeggiando sui prati verdi, che regalano il latte come se fosse un gadget prodotto solo per nutrire grandi e piccini della specie umana, non può non causare un sobbalzo di stupore il video che promuove una nuova barretta al cioccolato 100% vegetale - a base di latte d'avena e cacao - immessa sul mercato dall'azienda Katjes. La novità, trasposta in grafica da Gerald Scarfe, disegnatore delle memorabili copertine degli album dei Pink Floyd, è l'evocazione - neanche troppo celata - dell'utilizzo delle mucche, tutt'altro che felici, come vere e proprie macchine da latte. Schierate come un esercito di fanti buttati alla guerra, eccole nel video - non esente al suo lancio da reazioni delle categorie commerciali coinvolte  - che vale davvero la pena vedere. La realtà degli allevamenti di bovine da latte - ingravidate artificialmente a ritmo continuo per 4 o 5 anni (poi eliminate per calo di produttività, contro un'estensione naturale della loro di vita di 20-25 anni), private subito del vitellino che succhierebbe il prezioso fluido corporale a lui destinato dalla natura, costrette a produrre fino a 60 litri di latte al giorno - è pressoché quella. E anche peggio, perché molto automatizzata e legata a macchine installate sulle 'macchine' a quattro zampe. Che però sono esseri senzienti, come noi, E allora ben venga, in un ambiente grafico surreale e di grande effetto, quello giusto per farsi ricordare e notare, il cioccolato “fresco e senza mucche” come si afferma nello spot, prezioso veicolo del messaggio che “ogni vita è preziosa, e le mucche non sono macchine per il latte, nemmeno per il cioccolato”. Grazie. Erano anni che vi aspettavamo, con la vostra verità sulle mucche da latte. paola segurini    

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