COP25: manca appello a cambiare alimentazione

Le parole di Greta Thunberg, pronunciate l’11 dicembre a Madrid, risuonano potenti e realistiche. La giovane attivista svedese, personaggio dell'anno per Time, ribatte ancora una volta che " le emergenze climatiche non sono qualcosa che avranno un impatto sul futuro, che avranno effetto sui bambini nati oggi una volta adulti, hanno già effetto sulle persone che vivono oggi” e rileva ciò che anche noi percepiamo, a livello delle nostre istituzioni, affermando che per i leader dei Paesi più ricchi "non c'è panico, non c'è un senso di emergenza" nell'affrontare il problema del cambiamento climatico e quindi "non c'è urgenza" nel mettere in campo interventi per affrontare il riscaldamento globale. Oggi, vigilia della chiusura del fondamentale summit madrileno COP25, rileviamo che manca l’appello ad agire proprio ora, a tutti i livelli. La transizione energetica, pur necessaria, da sola non basta, la transizione alimentare in direzione di un fortissimo calo del consumo di alimenti di origine animale, non è stata quasi nominata. Nessun governo starà davvero facendo sul serio sin quando non si darà un serio piano di abbattimento dei consumi di carne e di latticini. La volontà politica ha il dovere di essere forte, orientata a 360° gradi, per portare il legislatore e le istituzioni ad un vero attacco al riscaldamento globale, che abbia l’obiettivo di rallentarlo da ora. E un’arma strategica e fondamentale sono le scelte alimentari che vanno riviste e orientate il più possibile verso il 100% vegetale, considerato che un recente studio della John Hopkins University,*ci informa come, rispetto ad una alimentazione onnivora, scegliendo uno stile alimentare che contempli in un anno i due terzi dei pasti vegani, una persona ridurrebbe di quasi il 60% la sua impronta di carbonio, mentre la scelta vegan costante e totale la porterebbe ad una riduzione annuale dell’85%.* A livello aziendale, scolastico, di comunità è necessario favorire e spingere verso una scelta alimentare non impattante, non ci sono scuse. A livello individuale, educare alla consapevolezza dell’effetto di ogni singolo pasto sul futuro del pianeta, è un dovere. Consumando alimenti di origine animale, consumiamo il Pianeta fino all’estremo e ipotechiamo gravemente il futuro. ps *The Economist e John Hopkins University

L'uomo dell'acqua

Per chi da anni si occupa di cibo e impatto ambientale, la notizia è triste davvero. Il 18 novembre è scomparso, molto prematuramente, il nostro uomo dell'acqua. Il professor Arjen Hoekstra, che nel 2002 ha introdotto il concetto di "impronta idrica" - insieme a Ashok Chapagain dell’Università di Twente, in Belgio - e poi ha fondato l'organizzazione internazionale "Water Footprint Network" che ha compilato un database globale dell'acqua relativo ai cibi. L'impronta idrica non si riferisce solo al totale di litri di acqua usati, ma anche al tempo ed al luogo del suo utilizzo e della eventuale restituzione all'ambiente. E' da quel calcolo che possiamo dire quanti litri d'acqua costa un chilo di carne. E' da quel calcolo che abbiamo potuto cominciare a parlare con forza dello spreco di questa preziosa e non inesauribile risorsa. Non possiamo che ringraziare lo studioso così visionario, e far tesoro del suo lavoro, diffondendolo.   ps    

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