L'uomo dell'acqua
Categoria: Fatti non parole / Taggato:
/ Pubblicato: 04/12/2019 da admin
Per chi da anni si occupa di cibo e impatto ambientale, la notizia è triste davvero. Il 18 novembre è scomparso, molto prematuramente, il nostro uomo dell'acqua.
Il professor Arjen Hoekstra, che nel 2002 ha introdotto il concetto di "impronta idrica" - insieme a Ashok Chapagain dell’Università di Twente, in Belgio - e poi ha fondato l'organizzazione internazionale "Water Footprint Network" che ha compilato un database globale dell'acqua relativo ai cibi.
Il professor Arjen Hoekstra, che nel 2002 ha introdotto il concetto di "impronta idrica" - insieme a Ashok Chapagain dell’Università di Twente, in Belgio - e poi ha fondato l'organizzazione internazionale "Water Footprint Network" che ha compilato un database globale dell'acqua relativo ai cibi.
L'impronta idrica non si riferisce solo al totale di litri di acqua usati, ma anche al tempo ed al luogo del suo utilizzo e della eventuale restituzione all'ambiente.
E' da quel calcolo che possiamo dire quanti litri d'acqua costa un chilo di carne.
E' da quel calcolo che abbiamo potuto cominciare a parlare con forza dello spreco di questa preziosa e non inesauribile risorsa.
Non possiamo che ringraziare lo studioso così visionario, e far tesoro del suo lavoro, diffondendolo.
E' da quel calcolo che abbiamo potuto cominciare a parlare con forza dello spreco di questa preziosa e non inesauribile risorsa.
Non possiamo che ringraziare lo studioso così visionario, e far tesoro del suo lavoro, diffondendolo.
ps
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Quale relazione c’è tra il riscaldamento climatico e ciò che mangiamo? E come possiamo agire in modo efficace, consapevole e responsabile, guardando al futuro del Pianeta e di chi – umani e animali – lo abita?
Ne parleremo a Firenze sabato 30 novembre, alle 17, alla Sala dei Marmi del Parterre con Roberto Bennati – Vicepresidente LAV e Denise Filippin – Nutrizionista
La diagnosi dell’emergenza climatica è conclamata, i dati scientifici sono inequivocabili e i sintomi sono sotto i nostri occhi, ora è il momento della “cura” per evitare conseguenze catastrofiche: nessuno può sentirsi escluso da questa responsabilità.
E’ trascorso meno di un mese dall’ultimo appello a gran voce, quello dei più di più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, che hanno firmato una lettera aperta, pubblicata sulla rivista BioScience. Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti variazioni urgenti dei nostri stili di vita.
L’inizio della comunicazione diffusa dagli undicimila è potente e deciso: afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono.
Delle 6 raccomandazioni degli studiosi - decisissimi a uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo - la numero 4 parla delle fonti alimentari e spiega come sia necessario aumentare sensibilmente la quantità di cibi 100% vegetali consumati, diminuendo sostanzialmente gli alimenti di origine animale per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare così terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone.
Nel corso dell’incontro, IL CIBO NEL PIATTO E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO organizzato da LAV Firenze, sarà facile comprendere meglio sia le motivazioni alla base di tanti appelli delle istituzioni internazionali al cambiamento alimentare che i modi per metterlo in atto in modo naturale ed equilibrato. Concluderà l'evento un AperiVeg a cura di Massimo Montanero.
L'incontro è a ingresso libero, i posti sono limitati a 80: per prenotare invia una mail a lav.firenze@lav.it con intestazione '30 novembre'.
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Roberto Bennati è Vicepresidente LAV, Responsabile dell’Area Animali negli allevamenti dell’associazione e membro del Board di Eurogroup For Animals
Denise Filippin, Laureata in Scienze Biologiche, Master Universitario in Alimentazione e Dietetica Vegetariana, esercita la libera professione a Genova.
11000 scienziati: cambiare per salvarci
Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti cambiamenti urgenti dei nostri stili di vita, più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, hanno firmato una lettera aperta, pubblicata il 5 novembre scorso sulla rivista BioScience.
L’inizio della comunicazione è chiaro e afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono.
Delle 6 essenziali raccomandazioni che gli studiosi, decisissimi a dover uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo, la numero 4 tratta delle fonti alimentari e suggerisce, di aumentare la quantità di cibi 100% vegetali, riducendo soprattutto il consumo di carni rosse, per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone.
L’appello fornisce in sostanza indicazioni di livello economico e sociale, oltre che scientifico, e si rivolge ai decisori e a tutta l’umanità, chiedendo di rispondere prontamente all’avvertimento e alla dichiarazione di emergenza climatica, agendo "sostenere la vita sul pianeta Terra, la nostra unica casa".
ps
Latte: altro che mucche felici
Vacche da latte in agonia e lasciate morire, fosse comuni, condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti con bovini malati, tra escrementi, infestati da vermi, e cisterne di raccolta del latte invase da blatte: accade nella civilissima Italia, non nel medioevo ma in questi giorni, nel cremonese. (Continua)