I numeri parlano vegano

Raggiungiamo l’unità decimale. E’ un dato importante, oseremo dire storico. Secondo il Rapporto Italia 2016, presentato il 28 gennaio da Eurispes, l’1% della popolazione – in base al campione intervistato – è vegan. E conquista ‘di diritto un nuovo spazio nella rappresentazione delle abitudini alimentari degli italiani’. Un momento per rallegrarci, ma continuiamo ad esaminare l’analisi. Oggi i vegani in Italia sono  circa 600.000, con un aumento dell'800% rispetto all'anno precedente. Mica poco!  Con buona pace dei dati diffusi lo scorso anno dallo stesso Istituto di ricerca (0,6% nel 2014 e 0,2 nel 2015), il ritratto numerico ci appare piuttosto rispondente a ciò che noi - come ‘addetti ai lavori’ in una Onlus che sostiene e diffonde questa scelta alimentare e di vita - vediamo accadere. L’unità decimale rilevata da Eurispes corrisponde infatti alla tendenza ad alimentarsi con maggiore consapevolezza che riscontriamo nella diffusione sempre più capillare di ristoranti orientati all’offerta, anche esclusiva, di cibi totalmente di origine vegetale. I ristoranti, le paninoteche, le pizzerie, ma anche le pasticcerie scoprono, inventano e offrono  un nuovo universo di sapori per chi vuole mangiare cruelty free, ma anche – udite, udite - per i buongustai. L’identificazione di un nuovo modo di mangiare bene è il primo passo verso un futuro migliore. Il trend individuato dall’indagine Eurispes rispecchia anche l’espansione della reperibilità di prodotti e ricettati vegan nella grande distribuzione e il propagarsi a macchia d’olio dell’interesse per la cucina tutta veg. Sono chiari segni di risposta alla richiesta del consumatore, che dimostrano lo sviluppo di un diverso atteggiamento, più selettivo e attento verso il cibo, che non è più solo elemento di  sussistenza o di conforto, ma anche dimostrazione di una nuova visione più responsabile dell’alimentazione. Tutto qui. Tutto sotto i nostri e i vostri occhi. E nei piatti. Ma chi saranno poi ‘sti vegani? Eccoli inquadrati nelle tabelle numeriche dello studio. Sono lo 0,7% degli uomini e l’1,3 % delle donne. In testa, dal punto di vista geografico, il Nord-Ovest (2,1%) seguito dal Nord-Est (1,9) e Centro (0,5), fanalini di coda Sud e Isole (0,0). E poi, sono tutte single e gattare? No davvero. Le coppie vegane con figli sono l’1,3%, le famiglie monogenitoriali si attestano all’1,1, le coppie senza figli sono in terza posizione (1,0) e ultimi proprio i single (0,4). In sostanza, qualsia sia il motivo della scelta, abbiamo ragione di gioire, perché i numeri parlano e dicono qualcosa di simile a ciò che noi vediamo.. Paola Segurini

Bologna: vegan a scuola si può

La scelta vegan a scuola? Molto spesso un iter frustrante, una serie di porte chiuse da cercare di aprire con pazienza e informazioni. Oppure un’odissea di sostituzioni raffazzonate dei cibi di origine animale.  But the times, they are a'changing. Nel capoluogo emiliano non sarà più così. Il comune di Bologna, da febbraio, infatti offre finalmente la possibilità,  alle famiglie che hanno optato per un’alimentazione vegan dei propri bambini,  di scegliere un menu scolastico ben pianificato su cibi di origine esclusivamente vegetale. Tutto bene, se non fosse che sul modulo per la richiesta di una ‘dieta etica’ viene richiesta la firma del pediatra o del medico di famiglia, in aggiunta a quella dei genitori (qui il modulo).Un po’ troppo! Considerata la recente sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano che ha cancellato la  prescrizione della firma del medico, ritenendo la dichiarazione di responsabilità da parte dei genitori, anche ai sensi delle Linee Guida della Ristorazione Scolastica emanate dal Ministero della Salute, è ritenuta dai Giudici sufficiente per ottenere il menu vegano. Per essere davvero equa e non discriminatoria, considerato che la firma del pediatra non è prevista per le famiglie che optano per la scelta onnivora, la possibilità offerta agli scolari felsinei deve quindi prevedere solo la firma di mamma e papà. La LAV ha presentato richiesta in questi termini. Viva la mensa aperta a tutte le scelte! paola segurini  

Cime di Rapa: ipocaloriche e sazianti

  Chi non ha sentito parlare delle famose orecchiette alle cime di rapa? Inconfondibili dal gusto amarognolo e piccante, sono ricche di antiossidanti e preziosi nutrienti. Le cime di rapa infatti contengono molto calcio, fosforo e potassio, ma anche vitamine C, A e B2 e molte proteine. Inoltre, sono ricche di clorofilla, un potente antifatica, utile nel caso di stress e di stanchezza.   Per cucinare scegliete sempre solamente le cime di rapa fresche, con delle foglie tenere e di un colore verde acceso e senza delle parti gialle. Sbollentatele solamente nel cestello per qualche minuto, in modo da conservare tutte le proprietà nutritive e conditele con dell’olio extravergine d’oliva e del limone, oppure fatele saltare in padella insieme con qualche spicchio d’aglio e un pizzico di peperoncino.   Attorno alla fine del ‘500, negli archivi della chiesa di San Nicola di Bari fu ritrovato un documento con il quale un padre donava il panificio alla figlia e nell’atto notarile si poteva leggere che la cosa più importante lasciata in dote matrimoniale era l’abilità della figlia a preparare le “recchietedde”. Se volete cimentarvi in un piatto completo e lussuoso, ecco la ricetta per le orecchiette fatte in casa con cime di rapa, pomodorini e mandorle   Dott. Michela Kuan

I numeri parlano di nuovo

All'inizio di gennaio  è uscito, in versione completa dopo l'anteprima digitale dello scorso settembre, 'Consumi e distribuzione. Assetti, dinamiche, previsioni', il Rapporto Coop 2015, redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche, il supporto d'analisi di Nielsen e i contributi originali di GFK, Demos, Doxa, Nomisma e Ufficio Studi Mediobanca.   Si tratta di una pubblicazione articolata e interessante, profonda nella sua visione d'insieme delle tendenze degli italiani rispetto ai consumi e, se non fosse per il continuo utilizzo del termine rinuncia, che caratterizza la pagina dedicata agli stili alimentari (pag.158), potremmo essere contenti e speranzosi rispetto ad un cambiamento sensibile e misurabile nei comportamenti dei nostri conterranei. Definire  rinuncia una scelta consapevole e alternativa richiama sempre una volontà 'terminologica' negativa, quasi di sapore religioso, a mio parere, come se fosse un desiderio di mortificazione del piacere della gola. Non è certo così! L'alimentazione sta cambiando, in virtù della scoperta di nuovi sapori e di motivazioni etiche che guidano cambiamenti, prese di coscienza gioiose e per niente piagnucolanti. Ma in fondo le etichette contano poco, l'importanza sono i numeri. E allora bene! Il corposo resoconto riguardante il 2015 ci dice che ..In Italia una persona su dieci è vegetariana (ovvero non mangia carne o pesce), mentre una su cinquanta è vegana (vale a dire rifiuta tutti i cibi di origine animale, compresi i loro derivati). Siamo i primi in Europa in questa particolare classifica (dopo di noi la Germania dove l’8% della popolazione è vegetariano), seppur lontani da quanto si registra nei Paesi in cui il cibo ha una forte caratterizzazione religiosa (in India, ad esempio, più di un individuo su tre non mangia carne.* Si specifica inoltre che, secondo una recente indagine Gfk Eurisko, i vegani vivono soprattutto nel Nord-Ovest (36%), abitano in grandi città (13%), occupano posizioni dirigenziali (25%) e sono una donnae(58%), tra i 45 e i 54 anni (28%), solitamente in possesso di una laurea (17%). La classifica dei generi di largo consumo, considerati rispetto alla crescita o al calo della loro diffusione, conferma l'orientamento verso cibi diversi, in particolare verso la soia e i prodotti a base di questo legume** (vedi immagine). Di grande interesse la sezione Il costo ambientale dell’alimentazione (pag.218)  in cui si analizza l'impatto sul clima delle scelte a tavola.    Avanti cosi! A tutto veg, alla faccia della rinuncia.   paola segurini

Il macellaio erbivoro

Il titolo del pezzo è esso stesso una provocazione. Ma non un’invenzione. Si tratta solo della traduzione letterale del nome The Herbivorous Butcher,  che contraddistingue la prima “macelleria vegana" che aprirà negli Stati Uniti, il 23 gennaio prossimo.   L'idea è partita da Aubry e Kale Walch, fratello e sorella, che per anni hanno provato e riprovato a rendere sempre più appetibili le alternative della carne in cucina e con grandissimi sforzi e tante determinazione sono diventati i proprietari di The Herbivorous Butcher.  I due ragazzi americani non sono soli al mondo, lo sappiamo benissimo. Non possiamo non nominare il diffusissimo (basta guardare la mappa dei negozi)  e pluripremiato The Vegetarian Butcher,  olandese, che ha tra i suoi prodotti molte imitazioni vegane della carne e molti piatti. Da un negozio nel 2010, il macellaio vegetariano oggi ha 2600 punti vendita in 13 paesi. Né ci permettiamo di trascurare BeyondMeat,  azienda di San Francisco che produce  alimenti interamente vegetali che riproducono  sapore e consistenza quelli animali.  Che dire?  Il mondo dei vegani si divide tra l’apprezzamento per questi alimenti imitativi della versione animale del piatto (o del pezzo di carne) e il più profondo disprezzo per questo voler riprodurre qualcosa che di per se evoca morte e sfruttamento. La risposta, a mio parere, sta nel mezzo. Ognuno è libero di avvicinarsi e adottare (si spera) uno stile di vita cruelty free come meglio crede.   L’importante è il risultato, vale a dire il numero di animali salvati dal loro destino, oggi incredibilmente crudele. paola segurini

Detox! Detox!

Dopo un periodo di abbuffate natalizie, qualche aperitivo di troppo, dolci e dispense piene di cose pronte, dedichiamo almeno un giorno ai nostri organi (soprattutto reni e fegato che lanciano un chiaro SOS) per togliere quel senso di gonfiore e drenare via le tossine. Oltre a incrementare il consumo di frutta e verdura fresca, casomai inserendo qualche centrifuga o sgranocchiare un bel finocchio come merenda, è importante avvicinare alimenti depurativi come aglio, pompelmo, rucola, cavoli, cicoria abbinati a buone dosi di limone e tè verde.   Cibo principe, nell’azione detox, è il carciofo che contiene anche fibre, calcio, fosforo, magnesio, ferro e potassio; ha inoltre proprietà diuretiche, contro il colesterolo, diabete, ipertensione, cellulite e disintossicanti. Ottimi consumati crudi in insalata, possono essere la base per ricette spettacolari e ricche di sapore nella loro semplicità.   Ecco una ricetta semplice ma gustosa!   Dott. Michela Kuan  

Dolce Befana, eccoti qua!

Arriva l’Epifania che tutte le feste porta via! Concediamoci, però, l’ultima colazione in casa in compagnia dei nostri cari cucinando qualcosa di buono e sano senza che questa (ennesima) festa diventi un tripudio di dolciumi confezionati, caramelle dai colori inquietanti e pezzi di carbone a base di raffinatissimo zucchero. Una vecchia tradizione è quella di inserire nella focaccia del mattino una piccola monetina porta fortuna per vedere chi la troverà, un gioco semplice che animerà la vostra tavola.   Ecco la ricetta per una morbida e golosa ciambella che contiene frutta secca (spesso avanzata dalle ceste natalizie), un buon trucco per sgomberare la dispensa e apportare la corretta dose di proteine per bilanciare gli zuccheri naturali degli altri ingredienti.   Qui la ricetta. Felice 2016   Dott. Michela Kuan

2016: un altro anno dei Vegani

2015: usciti dal nostro angolo, finalmente tra la ‘pazza folla’. Ecco, questa frase riassume un anno che ha visto il moltiplicarsi della conoscenza del significato del termine vegan, la diffusione sempre crescente dei cibi pronti e senza ingredienti animali (nella grande distribuzione e nella piccola), il proliferare di ricettari, tutti ricchi e bellissimi, l’aumento delle opzioni vegan nella ristorazione, il diffondersi della possibilità di fare colazione al bar o in pasticceria, grazie all’ormai spesso presente latte vegetale e ai cornetti cruelty free. E poi i festival, le kermesse estive e tutte le manifestazioni in cui si è parlato, mangiato, informato. E’ stato l’inizio della rottura dei pregiudizi? E’ il momento dell’apertura mentale e della consapevolezza? Speriamo vivamente di sì. Noi abbiamo operato con convinzione e intensità perché lo sia. In particolare, ci siamo impegnati con i nostri eventi a Milano, poco prima della conclusione di EXPO2015, in prossimità del World Vegan Day, per sensibilizzare su alcuni aspetti delle motivazioni della scelta vegan. Il potente monologo ‘La Carne è Debole’ (29 e 30 ottobre) del bravissimo Giuseppe Lanino, è stato la testa di ponte che portato in scena la durezza e l’impatto poliedrico degli allevamenti sugli animali, sull’ambiente e sulla nostra salute. La prima Biblioteca Vivente sul tema Vegan* (31 ottobre) ha rappresentato un passo innovativo e coinvolgente verso la rottura dei pregiudizi su chi ha deciso di essere empatico con tutti gli esseri senzienti. Attraverso l’interazione con i Libri Umani (che ringraziamo ancora per la disponibilità a mettersi in gioco), le persone hanno potuto conoscere le storie, le ragioni, i principi, ma soprattutto l’entusiasmo e la carica positiva di diversi tipi di Vegani. Ognuno con il suo individualissimo percorso, che l’ha condotto a trovarsi lì, quel giorno di ottobre al mercato di Porta Genova, a spiegare, testimoniare e interagire. E a tentare di scalfire – tramite la conoscenza diretta -  i pregiudizi cognitivi, vale a dire le deviazioni del processo del pensiero che portano a distorsioni, a un giudizio inesatto o a un comportamento illogico. Come quello degli animalisti o degli ambientalisti che mangiano carne e derivati animali, pur professando un generico ‘amore’ per gli animali e/o per l’ambiente. Il nostro lavoro è tutto volto a favorire - in chi ha una tendenza all’empatia con gli altri esseri - quello che Melanie Joy, psicologa e ideatrice del termine ‘carnismo’, nel suo ultimo video, definisce come fondamentale e importante cambio di paradigma: vedere la carne non come un alimento ma come un brandello di animale morto, ucciso per noi. Per poter acquisire questo nuovo sguardo, spiega Joy, dobbiamo uscire dalla nebbia condizionante in cui la società ci ha immerso. Quella nebbia che – in modo schizofrenico - giustifica il cibarsi di vitello,  ma non di cane o maiale o cavallo o coniglio, a seconda della cultura, quella che giustifica il mangiar animali come normale, naturale, necessario. E, addensata dalla forza dell’istituzionalizzazione di questa pratica e dalla tradizione, la nebbia offusca la strada alla consapevolezza e mantiene forti le dissonanze cognitive. Noi sappiamo che la carne è un animale morto, che carne significa vita in prigione e sofferenza, che la carne non può essere procurata senza ricorrere alla violenza, che ogni minuto nel mondo vengono uccisi 124.000 animali, dice la studiosa americana. Ma la maggior parte della gente non vuole saperlo, perché appunto, è condizionata dall’ideologia dominante, da comportamenti che le sono familiari, comodi. La consapevolezza, insiste Joy, è la luce che splende nella foschia e libera il naturale splendore della nostra empatia. La consapevolezza è la maggiore minaccia al carnismo, perché ci permette di effettuare scelte che riflettono i nostri veri sentimenti, invece che ciò che ci hanno propinato, condizionandoci: la storia insegna che la consapevolezza (frutto di informazione e libere scelte) apre la porta alle trasformazioni sociali. E, per tornare al titolo di questo pezzo, il movimento vegan è uno dei movimenti di giustizia sociale che sta crescendo più in fretta, oggi. Che bella cosa. Che grande emozione! Continuiamo così! Noi in LAV ce la mettiamo tutta. Il 2016 sarà un altro anno bellissimo, è anche l'Anno dei Legumi (FAO). Auguri e Ad Maiora!                                                   paola segurini *nella foto, il logo della Biblioteca Vivente Vegan, elaborato da ABCittà  

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