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Una mensa all'avanguardia, passo avanti in USA
Il Physicians Committee for Responsible Medicine, a cui fa capo anche Neal Barnard, di cui abbiamo di recente presentato ‘Super Cibi per la mente’, ha riconosciuto la Public School 244, a New York, come prima scuola pubblica degli Usa a servire solo pasti vegetariani.
L’esperimento, iniziato a gennaio, ha dato ottimi risultati, in un Paese dove il consumo di carne comincia a colazione.
Ci auguriamo sia un passo avanti, verso pasti totalmente vegetali!
‘I nostri allievi, stanno più attenti e ottengono risultati migliori da quando la mensa è diventata vegetariana: chi vuole pasti ‘tradizionali’ se li deve portare da casa, ma il 90% dei ragazzi sceglie i pasti proposti dalla scuola’ dichiarano i responsabili dell’istituto.
I ragazzini frequentano anche lezioni di nutrizione, durante i quali imparano le motivazioni delle scelte alimentari più sane.
Per saperne di più, leggi l'articolo (in inglese).
paola segurini
Bologna: vegan a scuola si può
La scelta vegan a scuola? Molto spesso un iter frustrante, una serie di porte chiuse da cercare di aprire con pazienza e informazioni. Oppure un’odissea di sostituzioni raffazzonate dei cibi di origine animale.
But the times, they are a'changing.
Nel capoluogo emiliano non sarà più così. Il comune di Bologna, da febbraio, infatti offre finalmente la possibilità, alle famiglie che hanno optato per un’alimentazione vegan dei propri bambini, di scegliere un menu scolastico ben pianificato su cibi di origine esclusivamente vegetale.
Tutto bene, se non fosse che sul modulo per la richiesta di una ‘dieta etica’ viene richiesta la firma del pediatra o del medico di famiglia, in aggiunta a quella dei genitori (qui il modulo).Un po’ troppo!
Considerata la recente sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano che ha cancellato la prescrizione della firma del medico, ritenendo la dichiarazione di responsabilità da parte dei genitori, anche ai sensi delle Linee Guida della Ristorazione Scolastica emanate dal Ministero della Salute, è ritenuta dai Giudici sufficiente per ottenere il menu vegano.
Per essere davvero equa e non discriminatoria, considerato che la firma del pediatra non è prevista per le famiglie che optano per la scelta onnivora, la possibilità offerta agli scolari felsinei deve quindi prevedere solo la firma di mamma e papà. La LAV ha presentato richiesta in questi termini.
Viva la mensa aperta a tutte le scelte!
paola segurini
La mensa vegan è un diritto
Le famiglie dei bambini vegani pagano la ristorazione scolastica tanto quanto quelle dei bambini non vegani. Il Ministero della Salute con Regioni e Comuni hanno stabilito da sei anni la fornitura di pasti alternativi e nessuna certificazione medica per alimentarsi senza ingredienti di origine animale. Ma, secondo una ricerca della LAV, nonostante la crescita della domanda, molte Amministrazioni locali come Roma non prevedono ancora cibi dedicati ai vegani limitandosi a dare contorni o, seppure dispensati, cercano in alcuni casi di scoraggiarne l’utilizzo come fa la Regione Emilia Romagna (che non ha modificato le sue Linee Guida pur essendo precedenti a quelle nazionali) o richiedono, in maniera discriminatoria, certificati medici per una scelta che medica non è, come fanno Comuni comeTorino Parma Bologna e Rimini o addirittura pretendono un consenso informato di scarico di responsabilità come fa il Comune di Ferrara.
Per questo la LAV, forte anche di una pronuncia del TAR di Bolzano che nel maggio 2015 ha costretto il Comune di Merano a riammettere al nido una bambina la cui mamma si era rifiutata di accreditare la propria scelta etica vegana con un certificato medico, ha chiesto con una lettera al Ministro della Salute Lorenzin di inviare una Nota chiarificatrice a Regioni e Comuni in applicazione delle “Linee di Indirizzo Nazionale per la Ristorazione Scolastica” che sono state siglate anche dagli Enti locali nella Conferenza Unificata del 29 aprile 2010, e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’11 giugno successivo, che a pagina 22 recitano testualmente: “Vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori”.
La richiesta è supportata da un’interrogazione parlamentare di cui la deputata Beatrice Brignone si è fatta promotrice, nella quale si citano anche due casi positivi, quelli di Milano e La Spezia che, in ottemperanza alle Linee Guida nazionali, riconoscono i pasti vegani e senza alcuna dichiarazione medica.
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