Il diffondersi a ritmi incalzanti dell’alimentazione 100% vegetale, con la conseguente crescita dell’offerta di prodotti e servizi per chi sceglie uno stile di vita guidato da motivazioni etiche forti – ma anche da una generale attenzione ad altri aspetti positivi che una simile decisione comporta – sta destabilizzando molti poteri economici abituati a governare le scelte dei consumatori.

Non stupisce quindi il regolare presentarsi di comunicazioni allarmistiche, facilmente diffuse da titoli sensazionalistici che, ad una attenta lettura, si rivelano come minimo fuorvianti e basate su dati che possono essere letti in modi assai diversi.  E' successo anche dei giorni scorsi, in un rimbalzo di titoli e articoli che imputavano alla ‘dieta’ veg in gravidanza la responsabilità di provocare danni neurologici al neonato, a causa della carenza di vitamina B12 (cobalamina) nella mamma.

La Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana chiarisce come i risultati preliminari dello studio citato dai media siano incompleti, e come la carenza di vitamina B12 sia comune tra le mamme onnivore, poiché tra le cause di tale mancanza rivestono un ruolo sempre più importante difetti di assorbimento e l'uso di farmaci che interferiscono con l'assorbimento della vitamina in questione.

Paradossalmente, rispetto a ciò che fa tanto preoccupare il pubblico e gridare all’allarme sanitario chi è in cerca di facili clic, le donne (in gravidanza e non) che optano per un’alimentazione a base vegetale, sanno benissimo di dover integrare la B12, in quanto si tratta di un comportamento importante della dieta veg ben pianificata, come insegnano i professionisti e la letteratura medica nota a chi opta per questo genere di alimentazione, adatto a tutte le fasi della vita.

Fra qualche anno, spiega ancora SSNV, "si giungerà al punto che la carenza di B12 sarà meno diffusa nei veg (informati e che integrano correttamente) che negli onnivori (convinti di non avere il problema)", e vedremo, allora, come titoleranno gli organi di stampa.

paola segurini