Archivio articoli della categoria: FATTI NON PAROLE
Menu 100 % VEG ai Golden Globe!
La cerimonia di premiazione per i Golden Globes 2020 quest’anno sarà 100% vegetale. La cena della settantasettesima edizione dei prestigiosi riconoscimenti, assegnati annualmente ai migliori film ed ai programmi televisivi della stagione si terrà questa domenica 5 gennaio, e prevede un menu senza ingredienti di origine animale.
La scelta – attuata per dare un esempio pratico dell’importanza dell’alimentazione nella lotta ai cambiamenti climatici – è stata annunciata giovedì scorso dalla Hollywood Foreign Press Association (HFPA).
È la prima volta che la premiazione di un evento del genere, tanto importante e seguito a livello mondiale, diventa ‘verde' e gli organizzatori - con questa iniziativa unica - vogliono dare un segnale forte agli spettatori e ai partecipanti, per farli riflettere sul collegamento tra consumo di alimenti di origine animale e cambiamenti climatici.
"Non pensiamo di cambiare il mondo con un solo pasto, ma abbiamo deciso di compiere dei piccoli passi per sensibilizzare. Il cibo che mangiamo, il modo in cui viene preparato, coltivato e smaltito, tutto contribuisce all’emergenza climatica", ha dichiarato Lorenzo Soria, presidente di HFPA.
A piccoli passi si salva il mondo, magari con una camminata veloce, iniziando anche dal tappeto ‘verde’, il risultato sarà davvero raggiungibile!
ps
COP25: manca appello a cambiare alimentazione
Le parole di Greta Thunberg, pronunciate l’11 dicembre a Madrid, risuonano potenti e realistiche.
La giovane attivista svedese, personaggio dell'anno per Time, ribatte ancora una volta che " le emergenze climatiche non sono qualcosa che avranno un impatto sul futuro, che avranno effetto sui bambini nati oggi una volta adulti, hanno già effetto sulle persone che vivono oggi” e rileva ciò che anche noi percepiamo, a livello delle nostre istituzioni, affermando che per i leader dei Paesi più ricchi "non c'è panico, non c'è un senso di emergenza" nell'affrontare il problema del cambiamento climatico e quindi "non c'è urgenza" nel mettere in campo interventi per affrontare il riscaldamento globale.
Oggi, vigilia della chiusura del fondamentale summit madrileno COP25, rileviamo che manca l’appello ad agire proprio ora, a tutti i livelli.
La transizione energetica, pur necessaria, da sola non basta, la transizione alimentare in direzione di un fortissimo calo del consumo di alimenti di origine animale, non è stata quasi nominata.
Nessun governo starà davvero facendo sul serio sin quando non si darà un serio piano di abbattimento dei consumi di carne e di latticini.
La volontà politica ha il dovere di essere forte, orientata a 360° gradi, per portare il legislatore e le istituzioni ad un vero attacco al riscaldamento globale, che abbia l’obiettivo di rallentarlo da ora.
E un’arma strategica e fondamentale sono le scelte alimentari che vanno riviste e orientate il più possibile verso il 100% vegetale, considerato che un recente studio della John Hopkins University,*ci informa come, rispetto ad una alimentazione onnivora, scegliendo uno stile alimentare che contempli in un anno i due terzi dei pasti vegani, una persona ridurrebbe di quasi il 60% la sua impronta di carbonio, mentre la scelta vegan costante e totale la porterebbe ad una riduzione annuale dell’85%.*
A livello aziendale, scolastico, di comunità è necessario favorire e spingere verso una scelta alimentare non impattante, non ci sono scuse.
A livello individuale, educare alla consapevolezza dell’effetto di ogni singolo pasto sul futuro del pianeta, è un dovere.
Consumando alimenti di origine animale, consumiamo il Pianeta fino all’estremo e ipotechiamo gravemente il futuro.
ps
*The Economist e John Hopkins University
L'uomo dell'acqua
Per chi da anni si occupa di cibo e impatto ambientale, la notizia è triste davvero. Il 18 novembre è scomparso, molto prematuramente, il nostro uomo dell'acqua.
Il professor Arjen Hoekstra, che nel 2002 ha introdotto il concetto di "impronta idrica" - insieme a Ashok Chapagain dell’Università di Twente, in Belgio - e poi ha fondato l'organizzazione internazionale "Water Footprint Network" che ha compilato un database globale dell'acqua relativo ai cibi.
L'impronta idrica non si riferisce solo al totale di litri di acqua usati, ma anche al tempo ed al luogo del suo utilizzo e della eventuale restituzione all'ambiente.
E' da quel calcolo che possiamo dire quanti litri d'acqua costa un chilo di carne.
E' da quel calcolo che abbiamo potuto cominciare a parlare con forza dello spreco di questa preziosa e non inesauribile risorsa.
Non possiamo che ringraziare lo studioso così visionario, e far tesoro del suo lavoro, diffondendolo.
ps
30 novembre: la connessione inevitabile
Quale relazione c’è tra il riscaldamento climatico e ciò che mangiamo? E come possiamo agire in modo efficace, consapevole e responsabile, guardando al futuro del Pianeta e di chi – umani e animali – lo abita?
Ne parleremo a Firenze sabato 30 novembre, alle 17, alla Sala dei Marmi del Parterre con Roberto Bennati – Vicepresidente LAV e Denise Filippin – Nutrizionista
La diagnosi dell’emergenza climatica è conclamata, i dati scientifici sono inequivocabili e i sintomi sono sotto i nostri occhi, ora è il momento della “cura” per evitare conseguenze catastrofiche: nessuno può sentirsi escluso da questa responsabilità.
E’ trascorso meno di un mese dall’ultimo appello a gran voce, quello dei più di più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, che hanno firmato una lettera aperta, pubblicata sulla rivista BioScience. Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti variazioni urgenti dei nostri stili di vita.
L’inizio della comunicazione diffusa dagli undicimila è potente e deciso: afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono.
Delle 6 raccomandazioni degli studiosi - decisissimi a uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo - la numero 4 parla delle fonti alimentari e spiega come sia necessario aumentare sensibilmente la quantità di cibi 100% vegetali consumati, diminuendo sostanzialmente gli alimenti di origine animale per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare così terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone.
Nel corso dell’incontro, IL CIBO NEL PIATTO E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO organizzato da LAV Firenze, sarà facile comprendere meglio sia le motivazioni alla base di tanti appelli delle istituzioni internazionali al cambiamento alimentare che i modi per metterlo in atto in modo naturale ed equilibrato. Concluderà l'evento un AperiVeg a cura di Massimo Montanero.
L'incontro è a ingresso libero, i posti sono limitati a 80: per prenotare invia una mail a lav.firenze@lav.it con intestazione '30 novembre'.
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Roberto Bennati è Vicepresidente LAV, Responsabile dell’Area Animali negli allevamenti dell’associazione e membro del Board di Eurogroup For Animals
Denise Filippin, Laureata in Scienze Biologiche, Master Universitario in Alimentazione e Dietetica Vegetariana, esercita la libera professione a Genova.
11000 scienziati: cambiare per salvarci
Con il chiaro obiettivo di dichiarare che la comunità scientifica è pressoché unanime nell’affermare che i cambiamenti climatici sono una realtà e sono provocati principalmente dalle attività umane e impongono forti cambiamenti urgenti dei nostri stili di vita, più di 11mila scienziati, provenienti da 153 paesi, hanno firmato una lettera aperta, pubblicata il 5 novembre scorso sulla rivista BioScience.
L’inizio della comunicazione è chiaro e afferma che gli scienziati hanno l'obbligo morale di avvertire l'umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di "dire le cose come stanno”. E loro le dicono.
Delle 6 essenziali raccomandazioni che gli studiosi, decisissimi a dover uscire dai laboratori per dare più forza al loro allarme, divulgandolo al massimo, la numero 4 tratta delle fonti alimentari e suggerisce, di aumentare la quantità di cibi 100% vegetali, riducendo soprattutto il consumo di carni rosse, per far calare le emissioni di metano e altri gas serra e liberare terreni in cui coltivare vegetali proteici destinati, invece che al mangime, direttamente alle persone.
L’appello fornisce in sostanza indicazioni di livello economico e sociale, oltre che scientifico, e si rivolge ai decisori e a tutta l’umanità, chiedendo di rispondere prontamente all’avvertimento e alla dichiarazione di emergenza climatica, agendo "sostenere la vita sul pianeta Terra, la nostra unica casa".
ps
Latte: altro che mucche felici
Vacche da latte in agonia e lasciate morire, fosse comuni, condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti con bovini malati, tra escrementi, infestati da vermi, e cisterne di raccolta del latte invase da blatte: accade nella civilissima Italia, non nel medioevo ma in questi giorni, nel cremonese. (Continua)
La verità, signori, sulle mucche da latte
In un mondo di pubblicità con le mucche felici, quelle che muggiscono di gioia passeggiando sui prati verdi, che regalano il latte come se fosse un gadget prodotto solo per nutrire grandi e piccini della specie umana, non può non causare un sobbalzo di stupore il video che promuove una nuova barretta al cioccolato 100% vegetale - a base di latte d'avena e cacao - immessa sul mercato dall'azienda Katjes.
La novità, trasposta in grafica da Gerald Scarfe, disegnatore delle memorabili copertine degli album dei Pink Floyd, è l'evocazione - neanche troppo celata - dell'utilizzo delle mucche, tutt'altro che felici, come vere e proprie macchine da latte.
Schierate come un esercito di fanti buttati alla guerra, eccole nel video - non esente al suo lancio da reazioni delle categorie commerciali coinvolte - che vale davvero la pena vedere. La realtà degli allevamenti di bovine da latte - ingravidate artificialmente a ritmo continuo per 4 o 5 anni (poi eliminate per calo di produttività, contro un'estensione naturale della loro di vita di 20-25 anni), private subito del vitellino che succhierebbe il prezioso fluido corporale a lui destinato dalla natura, costrette a produrre fino a 60 litri di latte al giorno - è pressoché quella. E anche peggio, perché molto automatizzata e legata a macchine installate sulle 'macchine' a quattro zampe. Che però sono esseri senzienti, come noi,
E allora ben venga, in un ambiente grafico surreale e di grande effetto, quello giusto per farsi ricordare e notare, il cioccolato “fresco e senza mucche” come si afferma nello spot, prezioso veicolo del messaggio che “ogni vita è preziosa, e le mucche non sono macchine per il latte, nemmeno per il cioccolato”.
Grazie. Erano anni che vi aspettavamo, con la vostra verità sulle mucche da latte.
paola segurini
World Vegan Day: una ricorrenza sempre più importante
Il 1° novembre si è celebrato il World Vegan Day, una ricorrenza che assume sempre maggiore importanza in tutto il mondo. Chi ce lo dice?
Ce lo dice The Fork, tra le principali app di prenotazione online di ristoranti, diffusissima, che ha deciso di approfondire il fenomeno Vegan con un sondaggio. In Europa, il nostro Paese ha registrato l'aumento più forte di prenotazioni presso i ristoranti che offrono anche piatti vegani e il maggior numero di ristoranti con opzioni vegane: il 22% dei ristoranti partner e prenotabili.
Ce lo dice il rapporto di Rethinx,che spiega come le nuove tecnologie alimentari provocheranno il crollo dell’industria della carne e dei latticini entro il 2030. Ce lo conferma la sempre più ampia diffusione di Beyond Meat e prodotti simili.Come anche la scelta di Ikea (e non solo) di non inserire carne nel menu di Natale, ma una torta salata vegana.
Ce lo dice Netflix, ormai irrinunciabile sistema di visione on-demand, che ha incluso The Game Changers, il fim che dimostra con con grande ricchezza di testimonianze e interviste come l’alimentazione 100% vegetale sia adatta anche a chi fa sport agonistico e ottima per tutti, tra le pellicole proposte agli abbonati.
Ce lo dice l’attenzione su Greta e sulle istanze dei Fridays For Future, anche se il tema consumo carne è in sottofondo, ancora non ‘conclamato’ del tutto, comincia a emergere, in virtù (ahimè) della distruzione dell’Amazzonia. Un segno di pochi giorni fa si è avuto al Sinodo Amazzonico, quando durante una conferenza stampa, Karel Martinus Choennie, vescovo di Paramaribo, in Suriname ha dichiarato “Le foreste scompaiono perché il mondo ricco vuole mangiare carne”.
Sono solo esempi fra i tanti che ci dicono che l’alimentazione Vegan sta uscendo sempre più dalla nebbia confusa e isolante della scelta individuale e sta entrando tra la folla.
paola segurini
Fois Gras vietato: New York sia d'esempio
Una data storica quella di ieri, 30 ottobre 2019, per i diritti degli animali. Il Consiglio Comunale di New York ha infatti votato e approvato il divieto di vendita e produzione di fois gras da alimentazione forzata (praticamente l’intera produzione). La risoluzione è stata fortemente sostenuta, dalla sua presentazione a gennaio a ieri, dal gruppo ‘Voters for Animal Rights” in testa a una coalizione composta da oltre 50 altre organizzazioni no profit, tra cui Mercy for Animals, Peta, Humane Society US e Humane League. Dietro di loro la forza di centinaia di migliaia di attivisti.
La crudeltà del Fois Gras è immensa e nota: l’oca viene alimentata con violenza fino a tre volte al giorno con un tubo di metallo inserito nell’esofago. Raggiunti i tre mesi, l’animale viene macellato per poterne prendere il fegato grassissimo e malato e ricavarne il ‘delizioso’ paté.
L’effetto del voto di ieri si vedrà concretamente nel 2022: le attività commerciali avranno infatti un periodo di tre anni per rimuovere il foie gras da listino e menu. Le sanzioni per chi trasgredirà andranno dai 500 ai 2.000 dollari e fino ad un anno di carcere.
New York sia d’esempio.
p.s.
Un dirompente cambiamento
In un rapporto intitolato "Rethinking Food and Agriculture 2020-2030", il Think Tank indipendente americano RethinkX spiega come le nuove tecnologie alimentari provocheranno il crollo dell’industria della carne e dei latticini entro il 2030.
Entro il 2035, la domanda di questo genere di alimenti si sarà ridotta dall'80% al 90% e i volumi delle coltivazioni, come soia, mais ed erba medica, diminuiranno di più del 50% per il 2030. Per lo stesso anno, circa il 60% dei terreni utilizzati per allevamento, foraggi e mangimi sarà libero per altri usi.
Lo studio spiega l’innovativo metodo della fermentazione di precisione (che consente di programmare i microrganismi per ottenere la produzione di molecole organiche complesse ed è già utilizzato per produrre le vitamine e tanti altri principi) e il modello di produzione definito Food-as-Software che stanno per rivoluzionare l'industria alimentare.
Il principio portante è che invece di allevare un animale per scomporlo in pezzi e ricavarne prodotti alimentari, il cibo sarà costruito a livello molecolare secondo specifiche precise e un processo che va da piccolo a grande, non viceversa.
Gli alimenti creati con il nuovo sistema avranno più benefici nutrizionali e presenteranno minori rischi per la salute in caso di patologie collegate al cibo, come quelle cardiache, l’obesità, il cancro e il diabete. Ciò rappresenterà anche un enorme risparmio in termini di costi sanitari.
L'impatto sull'ambiente sarà del tutto diverso, RethinkX prevede che le emissioni di gas a effetto serra prodotte negli USA dagli animali allevati diminuiranno del 60 per cento entro il 2030. Entro il 2035, potrebbero scendere di quasi l'80%. I nuovi alimenti – o meglio, gli alimenti ricavati con questo metodo - si dimostreranno fino a 100 volte più efficienti in termini di utilizzo del suolo rispetto ai cibi di origine animale e richiederanno 10 volte in meno risorse idriche per la loro produzione.
paola segurini
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