Colesterolo: fatti non parole

In base ad recente studio  apparso sull'European Journal of Clinical Nutrition,*  e evidenziato dal PCRM, chi segue un'alimentazione vegan dimostra livelli di colesterolo inferiori rispetto a chi consuma carne, pesce, latticini e/o uova.  I ricercatori hanno esaminato dati e campioni di sangue di  1.694 participanti allo studio dell'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition-Oxford (EPIC). I partecipanti sono stati categorizzati come carnivori, pescivori, vegetariani e vegan. Chi seguiva un'alimentazione vegan, con un consumo maggiore di fibre, ha dimostrato di avere il minor livello di colesterolo di tutti i gruppi analizzati.   Una precedente analisi dell'EPIC aveva rilevato che vegan e vegetariani presentano il 32% di rischio in meno di ospedalizzazione e decesso da malattie cardiache.     * ] Bradbury KE, Crowe FL, Appleby PN, Schmidt JA, Travis RC, Key, TJ. Serum concentrations of cholesterol, apolipoprotein A-I and apolipoprotein B in a total of 1694 meat-eaters, fish-eaters, vegetarians and vegans. Eur J Clin Nutr. 2014;68:178-183

Vegan e campioni olimpici: Alexey e Megan

Alexey Ivanovich Voevoda dal 17 febbraio è campione olimpico di bob a due ai Giochi di Sochi 2014. Questa è solo la più recente di una serie impressionante di vittorie. L'ucraino, che corre per la Russia,  è anche campione del mondo nella disciplina del braccio di ferro qui un video che rende l'idea! E non solo... Alexey è vegan. Non aggiungo altro. Bastano le immagini. In campo femminile,  l'argento olimpico senza mangiare carne, pesce - ma anche latte uova e qualsiasi derivato animale-  lo ha conquistato Megan Duhamel.  28 anni, canadese, da tre anni e mezzo e'vegan e, in coppia con Eric Radford, si e' piazzata seconda nel  pattinaggio di figura.  Alessandra Rotili, che collabora con le sue ricette al nostro Cambiamenu, è inviata dell'Ansa ai Giochi olimpici di Sochi, e l'ha intervistata. La pattinatrice risponde alla domanda sulla scelta alimentare con un semplice e chiaro  "E' una delle cose di cui vado piu' orgogliosa  e il mio obiettivo e'proseguire sulla strada vegan. La gente mi dice sempre che non potrebbe mai fare una scelta del genere, io spero che si siano resi conto, anche alla luce dei miei risultati, non e' poi cosi' difficile". Con i legumi fonte prediletta di proteine ("adoro i fagioli") e una gamma infinita di verdure, semi e frutta secca, l'atleta non si separa mai dal pane fatto in casa, dal burro di zucca, e dai biscotti fatti in casa. "La gente pensa che siamo degli hippy malnutriti - spiega Megan alla giornalista italiana - ma non e' cosi': io sono diventata piu' forte, in allenamento resisto meglio: e' migliorato il sonno e la mia pelle e' luminosissima. La mia non e' solo una scelta alimentare, ma di vita: una forma di rispetto verso il mondo". Non servono altre spiegazioni, basta la ricetta della Torta Camilla che ci ha mandato Alessandra da Sochi. Paola Segurini  

Firma per abbassare il costo dei latti veg

Il latte di soia e gli altri latti vegetali sono ormai diffusissimi, anche nei supermercati. Che significa? Semplicemente che sono sempre più richiesti e consumati  da una fascia sempre più ampia di consumatori. E chi sono? Si va da chi è intollerante al lattosio, a chi è vegan per motivi etici, passando per le persone che ci tengono a mantenere la salute, utilizzando bevande prive di colesterolo e ricche di componenti salutari. E non solo. Entrare in un bar e chiedere un caffè.  Niente di più facile o comune. Ma se lo vogliamo macchiato o desideriamo un cappuccino? Fino a poco tempo fa l’unica opzione era l’utilizzo del latte vaccino, con annessi e connessi si sfruttamento e uccisione di animali, per non parlar del Pianeta e della salute.  Oggi si diffondono, finalmente  sempre più i locali dove, in bella vista,  un cartello annuncia che è possibile avere le varie bevande macchiate con latte di soia. Un bel passo avanti! Attuabile con facilità dai bar del  centro, dalle caffetterie molto frequentate. Maggiore difficoltà per i piccoli esercizi, che tirano avanti alla giornata e hanno i soldi contati.  Dobbiamo aiutarli, dobbiamo aiutare la diffusione, in casa e fuori, dei latti vegetali. Che hanno però un costo di media superiore al latte vaccino  - calmierato anche da sussidi – a causa della differenza dell’IVA applicata. Il latte di mucca gode del privilegio di un mero 4%, quelli di origine vegetale (soia, farro, avena, riso, mandorle, cocco e altri) sono oberati dal 22% di rincaro. Perché sono assimilati a generi di lusso. Cosa possiamo fare per intervenire in favore del ribasso dell’Imposta di Valore Aggiunto sul latte di soia e sugli altri? Su Change. Org abbiamo la possibilità di firmare una petizione per la richiesta di intervenire su questa istanza. Come sempre, insieme possiamo fare la differenza. E, in ogni caso, sensibilizzare. Più firme raccogliamo, più forte risuonerà sarà la nostra domanda e più famiglie ed esercizi pubblici potranno acquistare con meno sforzo economico i latti che salvano le mucche. Clicca qui per firmare e diffondi l’appello Grazie! Paola Segurini 

Sempre più veg: gli italiani cambiano menu

I dati del Rapporto Italia 2014, uscito nei giorni scorsi, ci conducono a rilevare con gioia il sensibile aumento di chi si orienta verso scelte alimentari di minor impatto verso gli animali e il Pianeta. Che bella cosa il cambiamento, la curiosità e la predisposizione al nuovo che apre alle possibilità di guardare e percorrere altre strade. Che bello veder modificare la mentalità e le abitudini delle persone in direzione delle idee per cui lavoriamo da tanto tempo. Che bello rendersi conto di quante persone raccolgono gli input delle nostre campagne, perché ne vedono il senso. L’apertura al cambiamento è la chiave per andare verso un futuro equo, sano, salvo. Per tramandare pratiche sostenibili e responsabili ai nostri figli. Una mentalità aperta è foriera di variazioni positive e costanti. Nell'insieme, la popolazione che opta per una tavola vegetariana e vegana è cresciuta di circa 1 punto percentuale, passando dal 6% del 2013 al 7,1% del 2014. Quasi un terzo di loro ha scelto questo genere di alimentazione per rispetto nei confronti degli animali (31%). Un quarto, perché fa bene alla salute (24,9%). Il 9% si muove in questa direzione per tutelare l’ambiente. Le nuove generazioni, figlie di sistemi informativi ampi e abituati all’approfondimento immediato delle istanze che li colpiscono – i ragazzi sono googlatori fin da piccoli - dimostrano di essere ben consapevoli di quali scelte siano più etiche e salutari. Il numero maggiore di quanti seguono un’alimentazione vegetariana o vegana si trova tra i più giovani (18-24 anni). Gli adulti dai 45 ai 64 anni si posizionano come secondo gruppo e i cittadini dai 25 ai 34 anni si piazzano terzi, nelle interviste alla base del Rapporto Eurispes. In sostanza, cifre che ci danno tanto ottimismo, e confermano la lungimiranza della nostra Mission! La sfida continua, dobbiamo condurre al cambiamento anche i cosiddetti dinosauri...cioè coloro che non sono per natura aperti a cambiare. Paola Segurini

Stasera mangiamo messicano, cinese o Vegan?

La domanda di piatti senza ingredienti di origine animale sta crescendo sensibilmente, e questo lo vediamo tutti. In due modi diversi, spiega un articolo apparso di recente su Food Navigator – prestigiosa rivista americana del settore alimentare. Sempre più cibi di origine vegetale sono reperibili nei loro mercati ‘naturali’, vale a dire negli esercizi di vendita diretti al consumatore che ha scelto di essere consapevole, e di optare per uno stile di vita sostenibile e salutare. Fin qui nulla di strano. L’elemento interessante, è che i mercati tradizionali – vale a dire le grandi catene rivolte al consumatore non sensibile - vedono aumentare la richiesta di alimenti ‘senza carne’, che vanno a infilarsi in una categoria commerciale analoga a quella dei ricettati – i piatti pronti – italiani, o messicani, per esempio. E di conseguenza si aprono orizzonti sempre più ampi per la ristorazione senza crudeltà perché il consumatore la richiede. Vegan diventa quindi sinonimo di specialità gustosa e alternativa e non di sciapita ‘rinuncia’. Il trend USA pare essere ‘Stasera mangiamo italiano, messicano o vegan?’  Meditiamoci gente! :) Paola Segurini (LAV)

Arriva l'uovo non uovo ma come l'uovo

Diventeremo 9,5 miliardi entro il 2050, e ogni anno consumiamo a livello globale più di 1000 miliardi di uova. Il problema è visibilissimo. Come mantenere questo ritmo di crescita e rispondere alla richiesta di uova? Josh Tetrik, CEO e fondatore della Hampton Creek Foods di San Francisco, è vegan, ma non è questo il punto della sua ricerca e della commercializzazione di uova-non-uova-ma-come-le-uova (perdonatemi la licenza di neologismo aggregato esplicativo). L’uovo richiede molta più energia per la sua produzione rispetto ai vegetali, fino a 20 volte. Per sostituirlo nelle sue varie funzioni HCF ha analizzate più di 1500 piante, tra cui sono state selezionate 11 'candidate' che hanno le funzioni specifiche di far coagulare, emulsionare o ossigenare, necessarie per sostituire tutti gli usi comuni delle uova in gastronomia Intervistato per Xconomy,  Tetrik spiega che i prodotti della sua azienda sono pensati come alternativa per tutti, e non devono assolutamente essere rinchiusi nell’etichetta ‘Vegan’. “Nessuno chiama l’hummus ‘vegan’, e neanche la mela viene definita ‘vegan’. E’ una mela e basta” dice  e continua “allo stesso modo le persone non amano la ‘uovità’ delle uova ma ciò che con esse si può fare. Non comprano la maionese perché amano le uova, ma perché a loro piace la maionese’. La filosofia della Hampton Creek Foods si muove perciò verso obiettivi di altissima diffusione con alimenti più economici delle uova o dei loro derivati, più sostenibili dal punto di vista ambientale, senza colesterolo e ugualmente appetibili e gustosi.  I prossimi prodotti ad essere lanciati saranno un preparato per biscotti e un sostitutivo delle uova strapazzare in grado di replicarne gusto e consistenza.  Tutto pensato non per i vegan, ma per chi, come il padre di Tetrik, non sa neanche pronunciare il termine correttamente, ma cerca cibi adatti al suo palato 'tradizionale'. Un buon inizio davvero! paola segurini (LAV settore Veg)

Cambiare abitudini alimentari per salvarci e salvare

Una moda? O uno stile di vita che esce dalla nicchia in cui era rinchiuso e diventa una delle possibilità da scegliere per condurre un’esistenza serena e sostenibile? Ci sono segnali crescenti che il 2014 potrebbe essere l'anno in cui il vegan lifestyle - spesso visto come appannaggio di hippies, attivisti animalisti e fanatici salutisti – diventerà un’opzione tra tante e per niente strana. E’ questo l’anno in cui la catena di supermercati tedesca ' Veganz - We Love Life'  - che offre oltre 6.000 prodotti vegan e nient’altro, aprirà la sua prima filiale nel Regno Unito, dopo le 7 in Germania, una a Vienna e una a Praga. Sarà questo l’anno in cui le persone comprenderanno meglio come sia sbagliato e nocivo sfruttare gli animali e come un’alimentazione su base vegetale sia davvero la più salutare e non abbia niente da invidiare, come gusto e ricchezza, alla cucina ‘solita’?  E i vip – per ora oltreoceano - seguiteranno ad annunciare la loro svolta, temporanea o totale? Come Bill Clinton e Al Gore, o Ellen DeGeneres - che ha organizzato il suo matrimonio vegan? Continueranno a crescere gli eventi, come i festival veg, in cui il cibo finisce a causa delle previsioni di afflusso al ribasso? Ci auguriamo di sì ovviamente. Ma ci andrebbe bene che le persone mutassero orientamento per timore. Come spiega benissimo Jan Jack in un articolo  apparso su ‘The Guardian’ nei giorni scorsi, la paura è un grande attivatore  della determinazione al cambiamento. Il giornalista porta l'esempio del fumo. Piano piano la gente sta smettendo di fumare e gli ex-fumatori guardano, con un quasi disgusto, a quelli che erano prima, a come era prima la società, in cui fumare era niente meno che una tradizione. L’atto aveva una sua simbologia, rituali e luoghi che sembravano immutabili. Eppure oggi per molti – e per tante situazioni sociali e pubbliche – fumare è diventato solo un atto nocivo e negativo, a cui è consigliabile rinunciare, per la propria salute e per la socialità. Si è trattato di una rivoluzione del comportamento, determinata dalla paura delle malattie. Facendo riferimento ai dati e alle rilevazioni effettuate per uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature, Jack si chiede se la preoccupazione per le catastrofi ‘naturali’ - causate dai cambiamenti climatici originati dal numero sempre maggiore di animali allevati per la carne e il latte – possa fungere da miccia per un sovvertimento delle abitudini alimentari diffuse, in vista della conservazione di uno stato di vivibilità del Pianeta, almeno per i nostri figli. Ma anche per noi, per non svegliarci un mattino travolti da un alluvione, o da una siccità mortale. Come sappiamo, se seguirà i tassi di crescita attuali,  la richiesta globale di carne passerà dalle 229 milioni di tonnellate del 2000 ai 465 milioni nel 2050. Non c’è spazio, non ci sono le condizioni per continuare così, con qualsiasi lente – etica, sociale, salutistica, economica - si osservi questo incremento pauroso. E quindi, nel 2014 comincerà a diffondersi sul serio, grazie all’ormai continuo martellamento – e ai ben visibili sovvertimenti climatici – degli scienziati, la consapevolezza dell’urgenza di una trasformazione del consumo a tavola? Noi, quelli che una volta erano considerati bizzarri pazzoidi, speriamo proprio di sì.  Paola Segurini 

I cinque punti dello Scusariano

Vegano, Vegetariano o Scusariano? L'orientamento verso un'alimentazione che rispetti a 360° gli animali, il Pianeta - da tutte le parti si moltiplicano allarmi sulla necessità di cambiare modo di nutrirsi per salvare la Terra e lasciarla almeno vivibile alle nuove generzioni -  e anche la nostra salute sembra un un percorso complicato e ostico. Ma siamo noi a renderlo così. Con le nostre Scuse. Siamo proprio degli Scusariani di natura. Ecco un piccolissimo elenco delle paure principali che attanagliano le persone quando pensano ad un pasto totalmente vegetale e le scuse che molti accampano con se stessi e con gli altri, in sostanza, lo Scusariano in pillole. 1. ‘Non mi sazierò, perché senza carne non si può, si rimane affamati e deboli’. 2. ‘Meglio mangiare ciò a cui sono abituato e nel modo a cui sono abituato, come lo fa la mamma.' 3. ‘I piatti veg sono noiosi, insapori. Solo erba…’ 4. ‘Questo/a qui cerca di cambiarmi.. Eh no eh!’ 5. ‘E se poi mi piace? E se divento anche io Veg? Oddio no, troppo complicato. Che strizza, meglio non provare neanche'' Scuse che non tengono. E per questo, fortunatamente, il numero di coloro che si avvicinano ad un’alimentazione senza crudeltà e sostenibile è sempre più elevato. Scusariano medita. Tutte le informazioni per vincere le scuse su www.cambiamenu.it

Su Internazionale: la compassione dei veg

L'inchiesta sul numero 1026 di Internazionale (qui in formato PDF), firmata dall'indiano Kapil Komireddi, è una lettura interessante e ricca, che ci presenta una panoramica storico-etica dei presupposti del non mangiare animali.  Il giornalista si sofferma anche su alcuni aspetti fondamentali della 'schizofrenia' dell'uomo contemporaneo e spiega: 'oggi nessuno ha bisogno di mangiare la carne, indossare una pelliccia o usare prodotti di origine animale per sopravvivere. Trattiamo in questo modo gli animali perché possiamo permettercelo'. I progressi tecnologici della nostra epoca “hanno confermato il dominio umano sul mondo naturale come non era mai accaduto finora. Gli esseri umani hanno sempre mostrato un’immensa capacità di distruzione, ma anche di moderazione e automiglioramento”. Pertanto, conclude Komireddi, dovremmo sforzarci di temperare il nostro dominio, nella speranza che, diventando sensibile alle sofferenze degli esseri su cui ha potere di vita e di morte, l’umanità possa sfuggire alla sua primordiale propensione alla violenza. Di grande valore, per capire come ragiona la maggior parte della società, l'articolata riflessione sulle celebrazioni (2004) del centenario della nascita del Nobel per la letteratura  Isaac Bashevis Singer e sulle sue inconfutabili interpretazioni su natura umana, Olocausto e animali. Buona lettura! p.s.      

Il vero Ringraziamento: Tacchini in Fuga e tavola vegan

La festa del Ringraziamento - che cade il quarto giovedi di novembre - ed è una tradizione immancabile di riunione familiare per gli americani, vede un gigantesco tacchino su ogni tavola. A fronte di un volatile graziato dal Presidente USA ogni anno (#PresidentialTurkey13), nel 2011 ne sono stati macellati 248.500 milioni al  mondo, di cui più di 219 milioni per gli Stati Uniti, 46 milioni per il Ringraziamento, 22 milioni a Natale e 19 milioni a Pasqua. Insomma, un numero stratosferico: quasi l’88 per cento degli americani non rinuncia al piatto 'forte' della festività autunnale. Ma c’è chi si ribella. Al cinema e nella vita. Esce infatti, anche nelle sale italiane, proprio il 28 novembre, un film d’animazione in 3D il cui titolo ‘Tacchini in fuga’ è tutto un programma. La premessa base della pellicola è la lotta di due pennuti, diversi e complementari tra loro, che portano avanti insieme la missione di "Non salvare 10 o cento tac chini, ma tutti!”. La vita di Reggie cambia il giorno in cui incontra Jake, fondatore del "Fronte per la liberazione dei tacchini", che chiede il suo aiuto per utilizzare un'invenzione modernissima del governo americano e andare indietro nel tempo, al 1621, e riscrivere per sempre la tradizione del giorno del Ringraziamento, eliminando i tacchini dal menù della festa e sostituiendoli con una pizza. ‘Free Birds” (questo il titolo originale) appartiene al genere di storie in cui gli animali, umanizzati, acquistano una voce più comprensibile ai piccoli  (e forse anche agli adulti) e costituiscono un passo importante verso una generazione di ‘mangiatori’ più consapevoli su chi ci sia realmente dietro e dentro al pezzo di carne che la mamma mette sul piatto.  La ribellione vera, quella effettiva, la mettono in atto – a oggi – tutti coloro che (e aumentano ogni anno) sfidando le reazioni della famiglia, le battute ironiche e gli sfottò, si organizzano per un Ringraziamento Vegan, ricorrendo al Tofurky, se proprio non riescono a rinunciare all’apparenza e consistenza tacchinesca, oppure a pietanze alternative, che possono anche fare degli entusiasti proseliti e sono il vero Ringraziamento per il raccolto della stagione appena finita. p.s

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