The Game Changers è in arrivo!
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vegan
/ Pubblicato: 10/09/2019 da admin
Che Lewis Hamilton facesse sul serio, in materia di alimentazione veg, lo sospettavamo. Questo mese, tuttavia, ne abbiamo avuto le prove. Il 2 settembre ha aperto a Londra il primo punto vendita della catena Neat Burger, di cui il pluricampione è partner, in cui si commercializzano i prodotti di Beyond Meat, l’azienda americana che sta rivoluzionando l'industria del fast food con gustosi piatti veg, diretti principalmente agli onnivori, legati al sapore di carne. Ma non è tutto....[continua]
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Si chiama Veggie 2.0 ed è una mensa in cui si servono solo pasti totalmente privi di ingredienti di origine animale.
Dove si trova? Nessuno stupore se è in uno dei locali per mangiare dell’Università Politecnica di Berlino, una delle capitali più vegan friendly d’Europa.
Con un menu ampio e vario, consultabile sul sito - e anche tramite una pratica App per dispositivi mobili - è l’unica mensa del tutto ‘verde’ dell'universo studentesco berlinese, ma nelle altre sono comunque sempre presenti buone scelte vegan. Inoltre, ogni giorno, nel menu 100% vegetale, sono previsti anche piatti contraddistinti dall' ‘alberello del clima’, simbolo che sta a significare una minore impronta ecologica, ottenuta con ingredienti di filiera corta, non precotti, né surgelati o conservati, così da impattare meno con produzione e trasporto.
Ma se Berlino chiama, Amsterdam risponde. In senso veg, ovvio.
Il Daily Telegraph, informa che alle sedute del Consiglio Comunale della capitale olandese verranno serviti di default solo pasti vegetariani, cioé senza carne e/o pesce.
Un passo avanti da importare? Per cantar gloria davvero attendiamo l’eliminazione anche dei latticini, in ogni caso un bel segnale di come i tempi stiano cambiando.Anche per l’approccio scelto: l’iniziativa di Amsterdam è infatti mutuata da una precedente del Ministero dell’Istruzione, Cultura e Scienza, che ha ribaltato la prassi.
In sostanza, chi vuole un pasto per ‘carnivoro’ deve chiederlo espressamente, perché la norma sono menu senza carne e pesce.
Beh dai! Ribaltiamo le abitudini...
paola segurini
Nella foto: un piatto della mensa universitaria a Berlino.
Moby, perché lo amiamo tanto?
Lo amiamo innanzitutto perché porta il nome della potente balena inseguita da cacciatori sanguinari - e non è un vezzo, infatti Moby si chiama così in onore dello scrittore americano Melville, da cui discende da parte di madre – e poi perché continua a distinguersi in una sua singolare e unica forma di attivismo per i diritti degli animali.
Nel 2009 a Roma, al suo concerto in Piazza del Popolo, per celebrare il 40° anniversario della discesa dell’uomo sulla luna, tra le 100.000 persone c’eravamo anche noi, che lo abbiamo poi avvicinato allo storico ristorante Margutta, per congratularci per la sua musica e per il suo essere così orgogliosamente vegan. Conserviamo ancora, in sede LAV, il disegno – con il tipico piccolo marziano stilizzato – che ci ha dedicato.
Nove anni fa, da allora sono tante le azioni positive che il prolifico songwriter ha messo in campo per aumentare il volume della voce per gli animali non umani, per l’ambiente e contro i soprusi.
Dall’aver aperto due piccoli ma deliziosi locali - i cui proventi, come per moltre altre delle sue iniziative, vanno a cause e associazioni animaliste - prima a New York e poi a Los Angeles, dove si è trasferito, all’aver messo in vendita parte della sua attrezzatura musicale, i suoi vinili da collezione e anche una splendida villa per sostenere una politica progressista e umana nei confronti di chi ha bisogn, fino a decidere di far riempire di terra la piscina di casa, per creare un boschetto e non utilizzare più la preziosa acqua per il suo piacere.
Per non parlare della sua TedX Conference e del suo recentissimo documentario autobiografico su Netflix: sempre sorprese positive, da Moby, sul suo attivissimo account su Instagram e dagli altri Social.
Ogni giorno è un piacere seguirlo, leggere la autoironia pungente, i commenti acuti sulla realtà USA e il suo ricordarci costantemente che siamo qui – anche e soprattutto - per aiutare gli animali non umani a trascorrere una vita il più felice e dignitosa possibile.
paola segurini
Earth Overshoot Day: smettiamola di indugiare
Quest'anno l'Earth Overshoot Day, il giorno in cui l'utilizzo di risorse naturali supera la quantità delle stesse che la Terra può rigenerare in 365 giorni, cade oggi 1 agosto (lo scorso anno era il 2).
In realtà la data per il nostro Paese era il 24 maggio. Ma, giorno più o giorno meno, siamo ormai consapevoli di consumare più risorse di quelle disponibili e di ipotecare molto seriamente il futuro, in barba alle generazioni che ci seguiranno.
Per evitare catastrofi climatiche e conseguenze dell'esaurimento della forza del Pianeta di sostenerci, è indspensabile compiere azioni volte a spostare indietro la data (#movethedate) dell'Earth Overshoot Day. Iniziamo con il calcolare la nostra Impronta Ecologica per poi orientarci verso comportamenti virtuosi ed efficaci, come la scelta vegan a tavola.
Evitare la carne e prodotti lattiero-caseari è infatti l’unico modo e per ridurre il nostro impatto ambientale. Lo rilevano gli studiosi dell’Università di Oxford che hanno effettuato una delle analisi più complete (apparsa sulla prestigiosa rivista Science in giugno) effettuate fino ad oggi sul danno che la zootecnia apporta al Pianeta.
Se la Terra è una sola, sono le nostre possibilità di cambiare a essere molteplici, e la capacità di sfruttarle in tempi brevi, dirigendole verso scelte alimentari sostenibili, rappresenta la chiave per un futuro, che se no, rischia di non esistere.
paola segurini