Una conferenza imperdibile
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carnism
melanie joy
vegan
/ Pubblicato: 13/05/2015 da Paola Segurini
In questi ultimi anni, molti tra gli attivisti per gli animali hanno incontrato sul loro cammino una donna di grande fascino: vista di persona, nel corso di conferenze o di seminari, o rintracciata nei suoi libri Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche e Finalmente la liberazione animale! Melanie Joy non si dimentica.
Non si dimenticano le sue analisi lucide e puntuali, il suo modo diretto ma piacevole di motivare le persone, argomentando con rara efficacia sulle tesi che ci stanno a cuore.
Formatasi ad Harvard - e della 'bostoniana' ha tutte le caratteristiche - Joy è psicologa e docente di psicologia e sociologia presso l’Università del Massachusetts ed è è la principale ricercatrice sul carnismo, l’ideologia che giustifica il mangiare la carne degli animali.
La sua TED Conference - vale a dire una delle prestigiose lezioni divulgate perchè racchiuse e riconosciute nella formula "ideas worth spreading" (idee che val la pena diffondere) - Beyond Carnism and toward Rational, Authentic Food Choice ha ora i sottotitoli in italiano (basta cliccare sulla seconda icona in basso a destra sotto lo schermo del filmato, e scegliere 'sottotitoli'). Vale assolutamente la pena guardare il video: è uno strumento prezioso per rendere invincibile la comunicazione delle nostre idee, e per spiegarle a chi non ne ne sa niente.
Buona visione!
Paola Segurini
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Guarda tutte le notizie >>EXPO2015: altro che nutrire il pianeta
"Nutrire il pianeta, energia per la vita”: queste le parole scelte per illustrare il tema cui è dedicata EXPO 2015, l'Esposizione Universale di Milano che apre il 1° maggio prossimo.
Una vetrina internazionale di sei mesi che anziché porre l’accento sulla necessità di garantire cibo sufficiente alla crescente popolazione mondiale, assicurando condizioni di produzione più efficienti e più giuste, si sta rivelando, invece, un’ampia rassegna del greenwashing, l’esposizione di interessi, anche contrari alla salute, all’ambiente e agli animali, un lungo e martellante spot pubblicitario per la grande industria alimentare, un’esibizione di forza della produzione zootecnica.
Lo scopo di EXPO2015 è distogliere l’attenzione dalle responsabilità di Governi e produttori alimentari rispetto all’assenza di atti concreti che affrontino concretamente il rapporto tra nutrizione e risorse planetarie, mentre poteva essere un'opportunità unica rilanciare l’impegno globale nella ricerca di condizioni per la produzione di cibo ed energia che siano, nel contempo, più efficienti e più giuste, ma ha fallito totalmente, ignorando l’impatto causato dalle produzioni alimentari basate sui derivati animali.
A questo aggiungiamo che la popolazione mondiale passerà presto da 7 a oltre 9.3 miliardi, provocando un aumento esponenziale della richiesta di cibo, e quindi di carne, e il passaggio al modello occidentale imperante di alimentazione, spesso ipercalorico e di bassa qualità nutrizionale.
Né potrà cambiare le sorti del Pianeta la “Carta di Milano” per la cui redazione non si è ascoltata alcuna voce critica nei confronti delle produzioni animali: l’ennesima dichiarazione di buoni e generici propositi belle parole ma vuote nessun accenno alla riduzione necessaria dei consumi nel Nord del mondo, né a una formulazione di accordi internazionali come il Ttip, rovesciando sul consumatore la responsabilità di una gestione delle risorse alimentari.
L’unica alternativa valida per salvaguardare il futuro del Pianeta, è indirizzare da subito le produzioni alimentari verso la scelta vegana, ampliare e facilitare questa offerta, informare e formare i cittadini verso scelte solidali nel tempo e nello spazio, per tutelare le generazioni attuali e quelle che seguiranno e per salvare animali, ambiente e risorse.
La LAV ha riassunto la sua posizione rispetto a EXPO2015 qui e qui.
Perché un ambientalista dovrebbe essere vegan?
Da vegano, c’è chi l’ha calcolato, potrei sgassare con un puzzolente Suv tutto il giorno, tutti i giorni, per tutta la vita. E causare, in questa maniera, meno aiuto all’innalzamento della temperatura terrestre, rispetto all’italiano medio. Che mangia 83 chili di carne, 25 di pesce e crostacei, oltre 220 uova, 55 litri di latte animale, ogni anno.
Non ho un Suv, anzi mi sposto in bicicletta elettrica fra i sette Colli, e quando proprio non posso farne a meno, circolo con un auto a metano. Sono stato vegetariano per ventitre anni, ho fatto la scelta vegana negli ultimi dodici. Prima? Un “italiano medio”, con un impatto ambientale e sugli animali, nella media. Quella media che sta portando allo sfacelo il Pianeta. La nostra salute, quella degli ecosistemi, che continua a condannare a morte gli animali in numeri che vanno oltre ogni più fervida immaginazione. Fra vecchie crudeltà e nuove tecniche lava-coscienza come il bio.
Perché il punto rimane chi o cosa continuiamo a consumare. Così, dovrebbe essere naturale per un ambientalista, più che naturale, essere vegano. Anzi dovrebbe ormai essere una condizione per poter continuare a definirsi così. Anche perché, e non è poco, dovremmo sempre tenere a mente una frase di Gandhi. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Non contenti, noi, di fare solo testimonianza. E volendo incidere non solo sui nostri personali consumi quotidiani ma con le grandi scelte economiche.
Qualche dato? Il Rapporto FAO “Livestock’s long shadow” già nel 2006 ha indicato negli allevamenti la produzione del 18% di anidride carbonica, metano e ossido di azoto, valore revisionato successivamente dagli stessi autori fino al 50%. La deforestazione è intimamente collegata alla creazione di nuovi pascoli per l’industria degli hamburger “mordi e fuggi” in tutti i sensi. Il 26% delle terre libere dai ghiacci sulla Terra è occupato dalla produzione animale, il 33% dei terreni agricoli è occupato dalla coltivazione del foraggio per gli animali zootecnici, un terzo dei cereali raccolti sono impiegati negli allevamenti mentre già il 20% dei pascoli sono degradati e sterili per via dell’eccessivo sfruttamento, a riprova che estensivo o intensivo non cambia la sostanza, negli anni, dei risultati negativi. Di animali-macchine che consumano e fanno consumare, molto di più di quanto producano, vista anche la resa della trasformazione vegetale-animale (Il 90% della soia prodotta nel mondo viene destinata all’alimentazione animale, non ai vegani….) che porterebbe sul lastrico qualsiasi impresa davvero economica e non sovrassistita come avviene in Italia e nel resto d’Europa per l’industria dei prodotti animali. C’è poi chi ha calcolato che, se volessimo garantire carne e latte a tutti gli esseri umani sulla Terra, ai livelli dei nostri consumi nel Nord del Mondo, avremmo bisogni di altri quattro o cinque Pianeti Terra. Che al momento, non risultano disponibili….
Ma, si dirà, allora consumiamo prodotti a chilometri zero. Sì, giusto, ma se questi sono carne o latte, tutto il risparmiato in trasporti sarà ampiamente ripagato, in negativo, dall’allevamento stesso.
Sostituire un chilo di carne a settimana, nulla, fa risparmiare trecento volte di più, in termini ambientali, della sostituzione di una lampadina da 60 watt. Un piatto di proteine vegetali impatta sui gas serra fino a 30 volte in meno rispetto ad uno di proteina animali. Non basta? Lo studio australiano del 2010 “The future of animal farming” ha analizzato la carbon footprint e l’uso di energia dell’intero ciclo di produzione della carne rossa in due anni, concludendo che le attività di allevamento in quel Paese sono responsabili per circa il 70% delle emissioni di CO2 equivalenti del settore agricolo e dell’11% di tutte le emissioni di CO2 a livello nazionale.
Negli Stati Uniti d’America il 70% degli antibiotici prodotti (13.100 tonnellate l’anno) viene usato per gli animali d’allevamento per prevenire e curare, come un tossicodipendente, il sistema di produzione che causa e facilita la propagazione di continue crisi sanitarie.
La produzione di un chilo di carne bovina richiede un’occupazione di suolo 15 volte superiore alla produzione di un chilo di cereali e 70 volte superiore alla produzione di un chilo di ortaggi.
Nel nostro piccolo invece, sostituendo un chilo di carne di manzo con proteine vegetali in una settimana (una!) risparmiamo 15.500 litri d’acqua, non mangiando un hamburger salviamo cinque metri quadrati di foresta.
Il nostro vero e concreto “Protocollo di Kyoto” può e deve iniziare dalla nostra tavola.
Amici ambientalisti, la ricetta c’è, cambiate menu anche voi! Ormai è anche facile oltre che più gustoso. Anche per le forchette più esigenti.
Gianluca Felicetti
Presidente LAV
Intervento pubblicato nel dossier "Vegan is better" a cura di Lorenzo Lombardi su "La Nuova Ecologia" di marzo 2015
Lasciamoli vivere
Manca circa un mese a Pasqua, ma vogliamo cominciare la nostra sensibilizzazione in favore di una Festa coerente e piena di vita. I sacrifici animali sono cose di millenni fa e oggi dobbiamo dare un esempio costruttivo, consapevole e buono. Per tutti.
Solo per Pasqua, in Italia, si macellano circa 700.000 tra agnelli e capretti. E ogni anno 6 milioni tra ovini e caprini.
Per noi tutti gli animali sono uguali. Gli agnelli e i capretti non sono meno uguali degli altri, ma sono diventati un po' il simbolo della crudeltà legata alle tradizioni religiose o/e familiari.
Perciò vogliamo suggerire l'alternativa, che c'è eccome!
Ecco alcuni dei menu pasquali suggeriti dalla LAV negli scorsi anni.
Cominciate a studiare!
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