Utilizzare lo strumento fiscale per ridurre l’impatto ambientale dalla produzione di carne, incentivando la produzione vegetale, con maggiori benefici per l’ambiente e per la salute?
E’ una proposta intrigante del Consiglio svedese per l’Agricoltura, nell’ambito dei lavori della Commissione Agricoltura della Ue.

Gli scandinavi suggeriscono una tassa per disincentivare il consumo della carne e ridurne quindi il fragoroso mpatto ambientale, favorendo anche la tutela della salute dei consumatori.
 
Alcuni dati per non dimenticare. Nel mondo si allevano circa 1 miliardo e 300 milioni di bovini, 2 miliardi e 700 milioni di ovini e caprini, 1 miliardo di suini, 12 miliardi di polli e galline e altro pollame. In alcuni paesi ‘emergenti’, come il Brasile o l’India, il consumo è cresciuto e continua a crescere, mentre in Europa si registra un calo dell’1%. In testa ai consumi la Francia seguita dall’Italia dove dagli anni 60 ad oggi i consumi sono costantemente aumentati (+180%) fino al 2011 per poi calare bruscamente passando dai 95kg pro capite annui agli 88 kg.
Ogni anno in Italia vengono  circa 4.700.000 bovini di cui la metà italiani e la metà importati. Nord, Centro e Sudamerica producono il 43% di tutta la carne bovina del mondo. L'Europa occidentale il 17%, la Russia il 18%.
Nessun alimento ha un ‘costo ambientale’ così elevato come quello della carne: per produrre un chilo di manzo servono oltre 15 mila litri d’acqua e, secondo la FAO, gli allevamenti pesano per il 18% sul totale delle emissioni di gas serra.